Da anni si parla degli effetti negativi del caffè e della caffeina sul cuore. Una ricerca pubblicata sulla rivista Heart ha cambiato le carte in tavola: secondo lo studio condotto dagli studiosi del Kangbuk Samsung Hospital di Seoul, il caffè, in certe dosi, aiuta a mantenere libere le arterie da sostanze che impediscono una corretta circolazione. E allora il caffè fa male o bene al cuore?
Come sempre la verità sta in mezzo. Vediamo di capire meglio cosa ha dimostrato la ricerca coreana. L’indagine ha coinvolto un campione di 25mila tra uomini e donne. Dal 2011 al 2013 a queste persone è stata misurata con regolarità la concentrazione di calcio nelle arterie. Coloro che bevevano abitualmente 3-5 tazzine al giorno di caffè avevano un livello di calcio nelle arterie dello 0,59. Quelli che consumavano 1-3 tazzine di caffè al giorno avevano un livello di calcio dello 0,66. Il gruppo di individui che invece non beveva caffè presentava un tenore di calcio dello 0,77. Da qui la conclusione che assumere 3-5 tazzine di caffè al giorno possa contribuire a liberare le arterie da residui di calcio. Non è ben chiaro il rapporto tra calcio e caffè, i ricercatori non hanno ancora dato spiegazioni esaustive in merito, meglio quindi leggere questi risultati con una certa prudenza.
Uno altro studio, questa volta statunitense, ha inoltre sottolineato come nel lungo termine le sostanze antiossidanti che sono contenute nel chicco di caffè siano un toccasana per la salute. L’effetto antiox del caffè peraltro esiste indipendentemente dalla caffeina, quindi vale anche per il caffè decaffeinato. I ricercatori americano sono arrivati a stabilire che 4-5 tazzine di caffè al giorno (normale o decaffeinato), possono contribuire a ridurre il rischio di mortalità cardiovascolare sul lungo termine (l’indagine è stata condotta su un arco temporale di 10-18 anni).
Via libera al caffè quindi? Con moderazione, è la quantità a fare la differenza: superata una certa dose di caffeina al giorno, gli effetti collaterali negativi (come nervosismo, tachicardia, irritabilità e insonnia) si fanno sentire, eccome. La sensibilità a questa sostanza è soggettiva, per cui ascoltate i segnali del vostro corpo e chiedete il parere del vostro cardiologo, che saprà consigliarvi al meglio in base alle vostre condizioni di salute.
Dott. Fabio Fincati – www.cardiologomilano.eu